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Migranti, toghe rosse vogliono ostacolare il contrasto all’immigrazione clandestina

Ci risiamo, ancora una volta. Nuovo giorno e nuova ordinanza di magistrati che fanno i militanti rossi e che vorrebbero decidere loro quali sono i Paesi sicuri, ma è un compito che spetta unicamente allo Stato

Nuovo giorno, nuova ordinanza di magistrati che fanno i militanti rossi e vorrebbero decidere quali sono i Paesi sicuri. Adesso i giudici del Tribunale di Catania provano ad ostacolare le politiche del governo Meloni per contrastare l’immigrazione clandestina. I giudici devono fare il loro lavoro: applicare le Leggi dello Stato e non fare politica o immaginarsi Ministri degli Esteri.

Le toghe rosse vorrebbero ostacolare il contrasto all’immigrazione clandestina

Ci risiamo. Certa magistratura vorrebbe ostacolare il contrasto all’immigrazione clandestina e impedire ogni possibilità di rimpatriare chi entra illegalmente in Italia. Non ci fermeranno. Andremo avanti con ancor più determinazione. Lo faremo per l’Italia e gli italiani, che nelle ultime elezioni ci hanno conferito un preciso mandato.

La decisione dei giudici del tribunale di Catania appare perseguire l’unico fine di ostacolare qualsiasi azione volta a contrastare l’immigrazione illegale di massa, nonché a rendere difficili – se non impossibili – i rimpatri di chi entra illegalmente in Italia.

Solo lo Stato può indicare i Paesi Sicuri

Le solite toghe rosse vorrebbero sostituirsi alle scelte politiche del legislatore, usando impropriamente il richiamo al diritto europeo, visto che anche la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea dice chiaramente che spetta allo Stato di individuare i Paesi sicuri. Non solo, è il Parlamento il solo organo legittimato a stabilire le politiche in tema di immigrazione e sicurezza, nel rispetto delle norme internazionali e nazionali: chiediamo quindi che ne sia rispettata la sovranità, essendo l’unico titolare della rappresentanza politica della volontà popolare.

I magistrati devono applicare le leggi, non modificarle

È gravissima la decisione del Tribunale di Bologna che, ancora una volta, entra nel merito di riflessioni e scelte di indirizzo geopolitico. In democrazia le scelte politiche le prendono il Parlamento e il Governo perché rappresentativi della volontà popolare espressa con le elezioni. I giudici devono assicurarsi che vengano rispettate le leggi, non occuparsi di modificarle.

Spostare il potere di scelta politica da organi di rappresentanza popolare ad istituzioni non elettive sarebbe una sospensione della sovranità popolare sancita inequivocabilmente dalla Costituzione.