L’inchiesta sulla Consip di cui si è avuto notizia in questi giorni, e nel quale risulta indagato il super-renziano Ministro dello Sport Luca Lotti, riporta alle cronache il nome di Luigi Marroni. L’ex direttore della Asl di Firenze e poi assessore toscano alla sanità, secondo le carte dell’inchiesta, avrebbe fatto bonificare la sede della centrale acquisti della pubblica amministrazione dopo aver ricevuto una soffiata su un’indagine della magistratura, che poi si è rivelata essere quella su una gara da 2,7 miliardi di euro.
Il modo in cui Marroni è arrivato al vertice della Consip è curioso, visto le vicende che lo hanno reso protagonista in Toscana sia da Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Fiorentina che da Assessore regionale alla salute.
Su tutti spicca il caso degli immobili della Asl di Firenze, sul quale il Consiglio regionale ha svolto un’inchiesta interna e su cui stiamo aspettando gli esiti definitivi del processo, a seguito delle inchieste partite dopo le mie interrogazioni.
8 MILIONI DI EURO E TRE IMMOBILI FANTASMA
La Regione ha preso dallo Stato 8 milioni di euro di finanziamento per fare ambulatori mai costruiti, realizzati a metà o previsti in immobili poi utilizzati in altro modo. In nessuno dei tre immobili acquisiti per adibire a “libera professione intramuraria” c’è oggi uno di questi ambulatori, com’è scritto nella relazione della commissione regionale d’inchiesta. Le mancanze vengono ammesse dallo stesso Marroni, che acquistò gli immobili ai tempi in cui era direttore della Asl di Firenze.
Luigi Marroni, a nome dell’ASL di Firenze, il 17 febbraio del 2009 firmava con la delibera 118 La “immediata utilizzabilità” di alcuni immobili come ambulatori (“libera professione intramuraria”).
Peccato che gli immobili non erano assolutamente utilizzabili.
L’immobile in via Salvanti a Calenzano (in Provincia di Firenze), ad esempio era ancora un prato mentre Marroni lo dichiarava immediatamente utilizzabile come ambulatorio ottenendo così scorrettamente i fondi statali.
La riprova la possiamo vedere nelle richieste urbanistiche presentate per quell’immobile negli anni seguenti.
Nel 2012, ben 3 anni dopo, veniva presentata la richiesta di autorizzazione paesaggistica in cui gli stessi costruttori depositavano lo stato dell’arte dell’immobile.
Guardate voi stessi le condizioni in cui era l’immobile, 3 anni dopo che Marroni aveva firmato la sua immediata utilizzabilità:
In via Garbasso a Firenze invece Maroni ha acquistato un immobile firmando in contemporanea documenti in contraddizione. Da un lato diceva allo Stato che in quell’immobuile ci avrebbero fatto ambulatori (sempre per ottenere i finanziamenti) dall’altro dicevano agli uffici urbanistici di volerci realizzare una residenza psichiatrica. (Leggi qui cosa dichiaravo nel 2013). Ad oggi c’è una residenza psichiatrica e gli ambulatori per cui hanno preso i fondi non sono mai stati realizzati.
Su queste compravendite c’è in corso un processo: Leggi qui
Ultimo edificio comprato per realizzare gli ambulatori è in viale della Giovine Italia. Peccato che anche lì gli ambulatori non si siano mail visti. L’edificio è completamente abbandonato, in completa decadenza e invaso dalla sporcizia, come dimostra il sopralluogo che ho fatto a marzo scorso.
Non un capitolo a parte, ma un libro intero, invece meriterebbe il complesso di via Ponte di Mezzo 27, oggi completamente abbandonato e comprato e adeguato inutilmente per oltre 4 milioni di euro.
Da evidenziare che la ASL ha deliberato l’acquisto da alcuni imprenditori (Guarda caso gli stessi che stavano ristrutturando l’immobile in Via Garbasso) quando questi ancora non ne erano proprietari e che il soggetto che invece ha “perso” la gara casualmente è lo stesso che firmava i progetti per l’immobile in Via Garbasso (Quello per Marroni immediatamente utilizzabile quando era un prato).
Le anomalie riscontrate sui vari immobili sono davvero troppe: lavori affidati senza appalto, destinazioni d’uso cambiate in corso, proprietari che in un caso hanno venduto l’immobile alla Regione un giorno prima di averlo acquistato, dichiarazioni di immediata utilizzabilità affidate quando ancora c’era soltanto un campo ed era tutto da costruire, appalti assegnati con selezioni pubbliche poco trasparenti. Su questa vicenda nel 2016 ha aperto un’indagine anche la Corte dei Conti della Toscana.
IL DEPOSITO DI FARMACI DA 20 MILIONI
Ma non è tutto: Marroni ha anche gestito l’operazione che avrebbe messo in atto l’Estav per acquisire un capannone a Calenzano da adibire a deposito di farmaci, costato una cifra complessiva che si aggira intorno ai 20 milioni di euro, e per anni inutilizzato. Per di più Estav nel frattempo continuava a pagare 1,2 milioni all’anno per utilizzare il vecchio capannone, con un conseguente ulteriore aggravio di spesa, che la Regione pagava ad un consorzio di un dirigente del Pd, ex segretario di un assessore.
La giustificazione del mancato trasferimento era stata fornita con dubbi sulla staticità dell’edificio. Peccato che il Genio Civile avesse messo nero su bianco che l’edificio comprato era sempre stato agibile e che l’unico dubbio sollevato sulla staticità fosse basato su una perizia di parte di un progettista privato: guarda caso lo stesso che aveva progettato l’immobile di Calenzano (quello del prato immediatamente utilizzabile) e legato alla ditta che aveva perso la gara per l’immobile mai utilizzato in via Ponte di Mezzo.
Ciò che salta agli occhi è che tutti i protagonisti delle operazioni hanno fatto carriera: Rossi da assessore alla sanità è diventato governatore e aspira alla segreteria Pd, Marroni da direttore della Asl di Firenze prima ad assessore ed oggi Ad della Consip, l’ex funzionaria dell’assessorato alla sanità Carla Donati è diventata direttrice dell’organizzazione della giunta regionale e il dirigente della Asl Pierluigi Tosi è oggi direttore delle Scotte di Siena.
QUI IL CONFRONTO CHE HO AVUTO SUL TEMA CON IL GOVERNATORE ENRICO ROSSI
Questa un po’ di storia su Marroni, l’uomo messo da Renzi in Consip che dovrebbe garantire sulla trasparenza degli appalti italiani, ma che invece si sarebbe procurato di bonificare gli uffici Consip dalle cimici non appena saputo che la Procura stava indagando su appalti truccati.