Mafia turca, Cassazione blocca l’estradizione di un boss

La Corte d’Appello di Roma aveva dato il via libera all’estradizione di Boris Boyun in Turchia, ma i soliti giudici ideologizzati hanno fermato tutto

La Polizia italiana arresta a Viterbo un pericoloso boss della mafia turca, Istanbul ne chiede l’estradizione, il ministero della Giustizia, con il parere della Corte d’Appello di Roma, dà il via libera alla richiesta. Ma proprio quando Boris Boyun, adesso al 41 bis, stava per prendere la via della Turchia ecco che la Cassazione ferma tutto, accogliendo il ricorso presentato dai legali del boss, definito dai giudici della Corte d’Appello – come riporta «Libero» in questo articolo – “capo indiscusso di un’associazione a delinquere che opera in tutta Europa di elevatissima pericolosità”. Il risultato della scelta dei giudici della Cassazione? L’Italia dovrà continuare ad ospitare, e a mantenere in carcere il boss, la cui vicenda peraltro pare intrecciarsi con gli arresti di due connazionali in possesso di un arsenale, avvenuto sempre a Viterbo, di inizio settembre.

Ecco chi è Boris Boyun

Borys Boyun è un boss della mafia turca arrestato, insieme ad altre 19 persone, dalla Polizia il 22 maggio del 2024 proprio a Viterbo. Su di lui il tribunale di Istanbul aveva emesso ben quattro mandati di arresto con l’accusa di associazione per delinquere, omicidio volontario e rapina con armi da fuoco “commessa sfruttando il potere intimidatorio creato dall’associazione criminale”. Associazione dedita a “detenzione e porto abusivo di armi anche clandestine e traffico internazionale di armi, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, omicidi, stragi, traffico di sostanza stupefacente, riciclaggio, falsificazione di documenti di identificazione, ricettazione e autoriciclaggio”.

E secondo gli investigatori potrebbe esserci proprio lui, Boris Boyun, dietro ai due turchi armati fino ai denti arrestati a Viterbo. I due sono rinchiusi nelle carceri italiane, così come è detenuto in Italia Borys Boyun, nonostante la richiesta di estradizione della Turchia accolta dalla Corte d’appello ma bocciata dalla Cassazione.

Estradizione, il via libera della Corte d’Appello e l’incredibile stop della Cassazione

La legge prevede che la richiesta di estradizione sia accolta dal Ministero di Giustizia dopo il parere della Corte d’Appello, espresso dopo la verifica di tutti i requisiti necessari, comprese le garanzie sulle condizioni di detenzione nel Paese richiedente. Condizioni che nel caso di Borys Boyun, i giudici della Corte d’Appello hanno accertato. Nel frattempo Boyus avrebbe provato a “salvarsi” dall’estradizione sostenendo di essere curdo e che, se fosse tornato in patria, “sarebbe stato perseguitato”. Peccato però che, sempre secondo la Corte d’Appello, come riporta il quotidiano, Boyus non sarebbe “affatto di etnia curda”, né parlerebbe una sola parola di curdo.

Ma la Cassazione ha ritenuto un dato non interessante la pericolosità dell’uomo, poiché “la capacità criminale di Boris Boyun (…) non assume alcun rilievo in questa sede”.

L’Italia non deve essere rifugio per criminali internazionali

“Un boss della mafia turca pericoloso e con ramificazioni sul territorio, un uomo capace di ‘organizzare’ l’assassinio di un boss rivale e dare direttive ai suoi affiliati lasciato in Italia per motivazioni che puzzano di ideologia. E dovremmo tacere? Dovremmo lasciare che uomini armati si aggirino nelle nostre strade con l’intento di uccidere come è accaduto poco prima della festa di Santa Rosa a Viterbo?”, ha detto il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli. “Se le ipotesi di collegamento tra i due turchi arrestati il 3 settembre e Baris Boyun fossero confermato, come appare sempre più probabile,
la decisione della Corte di Cassazione che non lo ha istradato per futili motivi sarebbe, non solo da biasimare ma addirittura da giudicare pericolosa”.

“Non possiamo non rilevare – ha aggiunto la vicepresidente del gruppo di FdI a Montecitorio Elisabetta Gardini – come la scelta di bloccare l’estradizione e di non convalidare in modo definitivo la misura cautelare rischi di indebolire la sicurezza del nostro Paese e di trasmettere un messaggio ambiguo alla criminalità internazionale. Pur nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura, è doveroso chiedersi se simili provvedimenti tengano nella giusta considerazione il pericolo concreto che figure criminali di questo livello rappresentano per la collettività.

L’Italia non può diventare rifugio per mafie straniere che minano la nostra sicurezza interna e la cooperazione internazionale. Fratelli d’Italia continuerà a vigilare con fermezza su questa vicenda, chiedendo chiarezza e garanzie a tutela dei cittadini e delle istituzioni democratiche”.

Di caso di di malagiustizia ha parlato il vicepresidente del gruppo di Fratelli d’Italia in Senato Antonella Zedda, secondo cui “Così questo pericoloso criminale resta nel Belpaese
ed i suoi complici sono liberi di delinquere e mettere in pericoli i nostri cittadini. Una vergogna”.