Nel 2024 il Presidente del Consiglio aveva evidenziato anomalie nella procedura per i permessi di lavoro, scatenando le solite inutili polemiche della sinistra. Oggi i fatti dimostrano che le accuse avevano fondamento: 21 persone coinvolte su 44 hanno ammesso le loro responsabilità scegliendo di patteggiare
“Da alcune regioni, su tutte la Campania, abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese”. Era il giugno 2024 quando il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lanciava l’allarme su anomalie nel click day per l’ingresso di migranti per motivi di lavoro.
Anomalia cui sottostava una possibile frode. Sì, perché una volta concessi i permessi, i lavoratori non venivano assunti, finendo nella clandestinità. Denuncia, accompagnata da un esposto alla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, a cui fecero seguito le immancabili sterili polemiche della sinistra, con le immancabili accuse di propaganda. Le indagini hanno evidenziato l’esistenza di meccanismi truffaldini, e oggi i fatti mettono a tacere le polemiche e confermano quanto segnalato da GIorgia Meloni.
Ben 21 indagati su 44 hanno, infatti, ammesso le loro responsabilità offrendo circa 300mila euro per i risarcimenti. Somma che va ad aggiungersi ai 2 milioni di euro sequestrati nel giugno scorso, quando scattarono le misure cautelari nei confronti degli indagati. Come detto dal Presidente del Consiglio nel giugno scorso in occasione degli arresti “avevamo il dovere di denunciare. Il governo continuerà a combattere ogni forma di illegalità legata all’immigrazione, perché l’Italia non è terra di conquista per i trafficanti di permessi e per chi vive di furbizie e scorciatoie. Avanti, senza paura”.
Come funzionava la truffa
Assunzioni di migranti stagionali costruite a tavolino, quindi la presentazione delle domande in occasione del click day, infine la riscossione di somme da qualche migliaio di euro dai lavoratori in cambio dei permessi ottenuti. Peccato che poi i lavoratori non venivano assunti, finendo nella clandestinità. Questo il meccanismo truffaldino messo in atto da 44 persone, 21 delle quali hanno presentato richiesta di patteggiamento.
Tra i reati contestati associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso ideologico e truffa. Una frode vera a e propria che vedeva i responsabili attivarsi in primis per intercettare i migranti desiderosi di entrare in Italia.
Quindi alcuni imprenditori dichiaravano la volontà di assumere lavoratori. Quindi l’ottenimento del nulla osta e poi del visto, che gli stranieri ottenevano in cambio di denaro. Visto a cui però non seguiva l’assunzione. Dopo la denuncia di Giorgia Meloni la sinistra aveva alzato le critiche parlando di “propaganda”, ma l’inchiesta li ha smentiti.
21 persone coinvolte hanno ammesso le responsabilità
Durante il click day si sono registrate circa 40mila pratiche anomale tra Napoli e Salerno. Le domande si trasformarono, però in assunzioni fittizie. Delle 44 persone coinvolte, ben 21 di loro hanno ammesso le loro responsabilità scegliendo di patteggiare ed offrendo una cifra di circa 300mila euro. Questa cifra si aggiunge ai 2 milioni di euro sequestrati durante la notifica delle misure cautelari.
A sinistra parlavano di propaganda, ma inchiesta dà ragione a Meloni
Subito dopo la denuncia arrivata da Meloni in merito al click day la sinistra iniziò immediatamente a parlare di “propaganda”. Ma ancora una volta la sinistra è stata smentita dai fatti. L’inchiesta ha, infatti, dimostrato che il Presidente Meloni aveva ragione. Le indagini hanno mostrato la realtà dietro al click day, dove illegalmente questo veniva sfruttato per regolarizzare la presenza di immigrati clandestini lucrandoci sopra.
Meloni aveva ragione
Aveva ragione il Presidente Meloni e bene ha fatto a denunciare le gravi irregolarità al Procuratore nazionale Antimafia riguardanti gli ingressi di immigrati che arrivano in Italia, per motivi di lavoro, attraverso il decreto flussi. Mentre certa stampa ci accusava di fare propaganda, la verità è venuta a galla: contratti di lavoro fittizi e soldi in cambio di accessi illegali.


