Assurdo paragonare il vino alle sigarette: accogliere la richiesta irlandese di inserire avvertenze sanitarie sulle etichette non preserva la salute, ma influenza i mercati
Non si può paragonare una bottiglia di vino a un pacchetto di sigarette: apporre sulle bottiglie di alcolici etichette con i messaggi presenti sui prodotti da fumo è insensato, anche se si parla di salute. Eppure è quel che ha fatto l’Unione europea accogliendo la richiesta dell’Irlanda di “marchiare” le bottiglie di alcolici con le avvertenze sanitarie. Ma la sensazione è che l’obiettivo non sia prevenire malattie, ma influenzare i mercati, come ha puntualmente fatto notare il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. (qui la sua presa di posizione)
Per ora la decisione riguarda la sola Irlanda, ma altri paesi potrebbero seguire l’esempio. Minacciando così una filiera economica nazionale che vale 14 miliardi di euro (oltre 7 all’estero), da lavoro a 1,3 milioni di persone e costituisce un’eccellenza italiana nel mondo. Pensare che dietro questa decisione di criminalizzare il consumo (e non l’abuso!) di vino attraverso etichette allarmanti ci sia non l’intento di tutelare la salute ma di alterare i mercati non è dietrologia. Perché in realtà non è il primo tentativo comunitario di colpire l’enogastronomia italiana (come nel caso del nutri-score, anch’esso avversato da Fratelli d’Italia).
Uno di questi era stato sventato neanche un anno fa dal Parlamento europeo, che aveva detto no alle avvertenze sanitarie sulle bottiglie di vino, aprendo solo a etichette con informazioni più dettagliate sulle conseguenze del consumo eccessivo di alcolici. Una decisione smentita dal via libera concesso all’Irlanda.
Fratelli d’Italia e il governo Meloni continueranno a battersi per difendere un prodotto che rappresenta la nostra storia e la nostra identità italiana e tutelare una filiera economica di straordinario valore. Un bicchiere di vino – si rassegnino i sostenitori delle etichette – non fa male alla salute.