«Saremo il motore della giunta Piciocchi, il centrosinistra bloccherebbe la città»
di Mario De Fazio
Una figura, quella del Pontefice, che pur sapendo schierarsi ha raccolto il rispetto di tutti.
«Sì, perché è stato un esempio per tutti. Per noi credenti ma anche per chi non ha fede. Coraggioso, umile, un rivoluzionario che ha lasciato il segno e che ha cambiato la vita a molti uomini e donne».
Quando sarà presentata la lista di FdI alle comunali?
«Martedì 29 aprile. È giusto che la vita vada avanti, ma in queste ore rinviare l’appuntamento ci è sembrato un gesto di rispetto. Credo possa essere anche un’occasione in campagna elettorale per riflettere sui valori veri e su come la politica necessiti di impegnarsi per chi ha più bisogno».
La sfida però si avvicina: qual è l’obiettivo di Fratelli d’Italia alle comunali?
«Aiutare la città ad andare avanti, a non tornare indietro. Genova ha vissuto anni in cui è stata rallentata, in cui era ai margini dal punto di vista economico, turistico, infrastrutturale. Poi, con il centrodestra in Comune e in Regione, ha iniziato a correre e ora non può fermarsi. Fratelli d’Italia sarà il primo motore di una coalizione che permetterà a Genova di evitare la palude di chi non sa trovare soluzioni concrete».
Piciocchi punta a portare avanti l’esperienza amministrativa di Marco Bucci: è la persona giusta per far vincere il centrodestra?
«Sì, Piciocchi garantirà continuità ma anche rilancio. E sono certo che Fratelli d’Italia uscirà da questo voto più forte di come è entrata con l’ultima giunta Bucci, grazie al lavoro di Giorgia Meloni e del partito, e all’ottimo impegno a livello locale di persone come Matteo Rosso. Saremo un punto di riferimento per dare ascolto e attenzione alle sensibilità dei genovesi».
Però in alcune zone del Paese, compresa la Liguria, Fratelli d’Italia ha raccolto percentuali molto alte alle politiche e alle europee ma alle amministrative i consensi calano. Dipende dalla presenza delle liste civiche oppure dall’effetto trascinamento di Meloni, che incrementa i consensi in votazioni più politiche ma la cui assenza pesa sul voto amministrativo?
«Entrambi questi elementi incidono, ma è uno scarto in più alle politiche rispetto alle amministrative. È innegabile che Giorgia Meloni abbia un consenso maggiore rispetto al partito, e noi mettiamo in conto che alle amministrative si debba condividere una quota dei voti con le civiche. Ma l’obiettivo è vincere. Noi lavoriamo per far raggiungere il miglior risultato possibile a Fratelli d’Italia ma il nostro compito principale è guardare alle esigenze dei cittadini, non del partito. Allo stesso tempo votare FdI è importante perché più forti saremo noi e più i genovesi avranno la garanzia che, a livello cittadino, andrà avanti il buongoverno che stiamo realizzando a livello nazionale».
Secondo i sondaggi, però, la candidata del centrosinistra Silvia Salis sarebbe in vantaggio: come si inverte il trend per voi negativo?
«Non guardiamo mai con eccessiva attenzione ai sondaggi: in Liguria alle ultime regionali davano già la vittoria al centrosinistra, ancora prima che noi scegliessimo il candidato. Erano tutti convinti che la Liguria sarebbe stata la marcia trionfale del campo largo, ma i cittadini non ascoltano i desideri di Schlein. Adesso una coalizione che va dai boy scout ai centri sociali può portare al blocco della città, per l’incapacità di prendere ogni minima decisione».
Secondo lei la coalizione di centrosinistra è troppo ampia per garantire governabilità?
«Guardi, mi immagino già cosa potrebbe succedere alla prima delibera da approvare: mille posizioni diverse su temi decisivi come urbanistica o infrastrutture, dagli ambientalisti ai liberisti, passando per estremisti vari. Alla fine resterebbero immobili. È successo a livello nazionale anche con persone di grandissimo spessore come Mario Draghi, figuriamoci con una brava donna che però non ha neanche un giorno di esperienza».
Si riferisce a Silvia Salis. Cosa ne pensa?
«Si presenta bene, ma non ha alcuna esperienza. Sarebbe ostaggio della sua maggioranza e per la città sarebbe impossibile ottenere risultati».
Lo schema di un campo così largo non può impensierirvi anche a Roma?
«Non ci impensieriscono queste cose ma i problemi degli italiani e dei genovesi. A differenza del Pd, noi non facciamo politica contro i nostri avversari, ma per risolvere le questioni urgenti dei cittadini. A Roma come a Genova».
L’ex ministra della Difesa, Roberta Pinotti, in un’intervista con Il Secolo XIX ha sostenuto che i genovesi vogliono cambiare, e che il centrodestra attacca anche a livello personale perché teme di perdere.
«Nessun attacco personale, a essere preoccupati sono i genovesi perché temono una coalizione che porterebbe al blocco decisionale. È la sinistra a fare attacchi personali ogni giorno, contro Meloni e i ministri del governo. Non è certo il nostro stile. Ho letto cosa dice Pinotti, e su temi come il sociale mente: la platea delle persone assistite, in questi anni a guida centrodestra, è passata da 20 mila a 32 mila cittadini. Su temi del genere di sicuro non accettiamo lezioni da Pinotti».