Da ottobre a gennaio vittime scese da 546 a 285 rispetto allo scorso anno. In calo anche i migranti sbarcati dalle navi Ong. La riprova che a fare la differenza non sono loro
Sembra un paradosso, ma non lo è: diminuiscono i salvataggi delle Ong, diminuisce il numero di migranti morti nel Mediterraneo. A dirlo sono i numeri, riportati in un articolo di Libero: dall’insediamento del Governo Meloni al 31 gennaio scorso sono 285 le persone che hanno perso la vita in mare, contro le 546 dello stesso periodo dell’anno scorso sotto il governo Draghi-Lamorgese. Limitatamente al mese di gennaio, quest’anno sono state 55 le vittime, contro le 119 del 2022. Nello stesso arco di tempo è dimezzato anche il numero dei migranti sbarcati dai taxi del mare: da quasi mille a meno di 500, nonostante si sia registrato un aumento delle partenze dalla Libia. Numeri che non lasciano spazio a interpretazioni: la politica migratoria del Governo Meloni, dal codice di condotta per le Ong all’azione di controllo e soccorso svolto dalla Guardia costiera e dalla Marina militare, funziona. Funziona perché riduce il numero delle vittime e perché manda un messaggio ai trafficanti di uomini: l’Italia non è più il ventre molle dell’Europa, le sue coste non sono più mete a loro disposizione.
Quando il Governo ha varato il codice di condotta per le Ong (qui una sintesi delle misure e il commento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni) il solito coro della sinistra, di Carola Rackete e compagnia navigante ha profetizzato sciagure sulla base di un’equazione: più partenze dall’Africa, meno navi delle organizzazioni non governative in servizio, più vittime a causa dei naufragi. Equazione smentita dai fatti: con buona pace delle Ong e di chi le sostiene, con la linea dura del Governo Meloni il numero dei migranti morti nel Mediterraneo è crollato. Sia chiaro: 285 morti in quattro mesi sono una sciagura. Una sciagura causata dai criminali che gestiscono la tratta dei migranti e che si è giovata (quando non peggio) della presenza delle navi “umanitarie” nel Mediterraneo. È quello che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito pull factor, attirandosi gli strali di chi preferisce che a prestare soccorso non siano imbarcazioni che rappresentano lo Stato italiano ma navi straniere che non fanno l’interesse dell’Italia.