Gli attentati anarchici contro le ambasciate italiane in Spagna e Germania non cambieranno la linea del governo contro mafiosi e terroristi
In poche ore la galassia anarchica ha preso di mira le sedi diplomatiche italiane a Barcellona e Berlino. Era già successo a dicembre scorso ad Atene, quando fu incendiata l’auto del Primo consigliere dell’Ambasciata italiana in Grecia Susanna Schlein, sorella della deputata del Pd Elly. Allora come in questi giorni, la matrice è sempre la stessa: anarchici che pretendono la revoca del carcere duro per Alfredo Cospito e più in generale l’abolizione del 41-bis e dell’ergastolo ostativo. Proprio quel che auspicano i boss. Si rassegnino: su mafia e terrorismo il governo Meloni non farà un passo indietro, né sull’uno né sull’altro punto. Abbiamo confermato l’ergastolo ostativo e non toccheremo il carcere duro. Con buona pace di chi vorrebbe il contrario come ho avuto modo di dire a In Onda.
Per chi si macchia di reati di mafia e terrorismo è previsto, in taluni casi, il carcere ostativo e il regime di 41-bis. E il governo non farà passi indietro, nonostante il filo rosso che collega gli attentati di questi giorni al a caso Cospito. Se il Ministero della Giustizia, nel maggio 2022, ha ritenuto opportuno applicare nei suoi confronti il carcere duro, lo ha fatto sulla base di elementi concreti. Ricordiamoli, riprendendo le testuali parole dell’allora ministro Marta Cartabia: «numerosi messaggi che, durante lo stato di detenzione, ha inviato a destinatari all’esterno del sistema carcerario; si tratta di documenti destinati ai propri compagni anarchici, invitati esplicitamente a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci». Mezzi violenti ritenuti più efficaci, tradotto: terrorismo. Quello praticato da Cospito nel corso della sua carriera da bombarolo.
Chi è Alfredo Cospito
55 anni, componente della Federazione anarchica informale, Cospito è stato condannato nel 2014 a 10 anni e otto mesi per il gambizzamento del dirigente Ansaldo Roberto Adinolfi (rivendicato con orgoglio), cui si è aggiunta una condanna a 20 anni per un attentato alla Scuola allievi Carabinieri di Fossano. Processo in fase di rideterminazione della pena poiché la Cassazione ritiene che l’attentato sia stato non un tentativo di strage comune, ma strage politica. Reato che prevede l’ergastolo.
Non solo: sul suo capo, e su quello di suoi compagni anarchici, pendono anche ipotesi di reato relative ad altri atti terroristici: l’esplosione al parco Ducale di Parma e l’invio di un pacco esplosivo all’allora sindaco di Bologna Sergio Cofferati. E ancora, una busta esplosiva inviata alla redazione di un quotidiano torinese che deflagrò e ferì agli occhi il direttore della testata. Così come l’esplosione di due ordigni collocati vicino all’abitazione bolognese di Romano Prodi. Detenuto nel carcere di Sassari, dal maggio dello scorso anno è in regime di 41-bis per le ragioni ricordate sopra.