Protesta ridotta a un giorno dopo il quarto incontro con la categoria. Obiettivo del Governo è il riordino complessivo di un settore strategico e spesso bistrattato
Capita ad ognuno di noi di guardare il cartellone dei prezzi della benzina davanti alle aree di servizio. Tabellone che ci permette di scegliere il distributore più conveniente tra quelli più vicini a noi, ma che non ci dà la misura della situazione dei prezzi medi dei carburanti a livello regionale. Un’utile informazione in più che il Governo ha deciso di introdurre con il decreto “trasparenza” per favorire i consumatori senza sovraccaricare il lavoro dei gestori. Assieme a questa altre misure finalizzate a tenere sotto controllo gli aumenti del prezzo dei carburanti ed individuare eventuali fenomeni di speculazione. Misure che hanno portato allo sciopero di due giorni dei benzinai, in disaccordo con le decisioni del governo. Uno sciopero motivato da ragioni pratiche (l’aumento delle comunicazioni obbligatorie sui prezzi sia al pubblico che e al ministero e le relative sanzioni) sia di immagine della categoria.
Da parte del Governo non c’è mai stata e non ci sarà mai la volontà di puntare il dito contro i benzinai per l’aumento del prezzo dei carburanti. Al contrario, le decisioni sono state prese proprio per valorizzare la parte sana della categoria. Perché se il gestore di un distributore di carburante approfitta della situazione e pratica prezzi fuori mercato non fa un danno solo ai consumatori, ma lo fa anche ai suoi colleghi onesti, che sono la stragrande maggioranza. Ecco perché il Governo Meloni rivendica le scelte prese, così come quella di non confermare il taglio delle accise , senza però trincerarsi nel fortino. Di fronte alle rimostranze delle associazioni di categoria il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha aperto un dialogo e trovando un’intesa che ha portato al dimezzamento della durata della protesta (a cui una sigla non aveva aderito sin dal principio).
Intesa che prevede: l’obbligo di esporre il tabellone con i prezzi medi regionali ma non più quello del differenziale tra “servito” e “self service”, la riduzione degli obblighi di comunicazione al ministero delle variazioni dei prezzi (non più 15 ma ogni 7 giorni) e la riduzione delle sanzioni per chi non assolve a questi obblighi. Un confronto, quello tra governo e associazioni sindacali, che proseguirà (l’8 febbraio il prossimo incontro) con l’obiettivo di procedere a un riordino di un settore tanto strategico quanto bistrattato, come ha detto ill ministro Adolfo Urso (qui la sua dichiarazione). Tra i punti che saranno trattati tra pochi giorni: le illegalità contrattuali, il costo delle transazioni elettroniche a carico dei gestori e la riqualificazione e ammodernamento della rete. A testimonianza della volontà del governo di intervenire su un settore di straordinaria importanza per il paese, con l’obiettivo di mettere i gestori in condizione di svolgere al meglio il loro lavoro, tutelando allo stesso tempo i consumatori.