La Regione Toscana ha calato la maschera e scelto di ‘congelare’ per sei mesi ogni decisione sulla geotermia: ora si va verso lo spettro di decine di cause milionarie da parte di chi ha già ottenuto i permessi di ricerca. Il Consiglio regionale ha deciso una moratoria di sei mesi sulla ricerca geotermica; da lungo tempo il piano energetico regionale è bloccato proprio dalla questione degli impianti geotermici perché dopo la liberalizzazione delle risorse nel 2010 la Toscana non ha saputo gestire la loro valorizzazione. Col risultato che per non scontentare nessuno – né i numerosi comitati che si oppongono alla costruzione di impianti, né le società disposte a investire in Toscana – la Regione ha preso altri sei mesi di tempo per produrre uno studio. Si tratta di una dilazione dei tempi meramente elettorale, dal momento che la Regione dispone già di tutti gli strumenti (dal piano di programmazione a quello energetico fino alla Via) per decidere se eventualmente aumentare la quota minima di 150 Megawatt richiesta dall’Europa e già raggiunta. La Toscana Marcheschi potrebbe produrre almeno quattro volte questa quantità di energia, e le sue risorse (concentrate tra Grosseto, Siena e Pisa) potrebbero rifornire di energia elettrica quasi tutta Italia. Invece la sinistra sceglie di non prendere posizione, quando ci sono già 38 permessi di ricerca assegnati a società che potrebbero scegliere di abbandonare la Toscana, con tutte le relative ricadute occupazionali, oppure di aprire contenziosi che costerebbero alla collettività milioni di euro. Certo, nessuno è per la costruzione selvaggia ma la battaglia va fatta sugli impianti a emissioni zero, non sui calcoli elettorali: se la Regione vuole limitare le costruzioni delle centrali lo faccia apertamente, operando attraverso la Via.