29 anni fa la strage dei Georgofili, l’attentato della mafia a Firenze.
Nella notte tra il 26 e 27 maggio 1993, alle ore 1.04, un Fiorino bianco carico di tritolo esplode in via dei Georgofili, a due passi dalla Galleria degli Uffizi a Firenze.
Un boato squarcia quella calda notte di Maggio.
La Torre dei Pulci crolla e sotto le macerie perdono la vita Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, le loro figlie Nadia e Caterina di nove anni e due mesi, lo studente di architettura Dario Capolicchio di Sarzana.
Ma la bomba provoca anche quarantuno feriti, sventra la torre dell’Accademia dei Georgofili e causa ingenti danni al museo degli Uffizi, a Palazzo Vecchio, alla chiesa di Santo Stefano, a Ponte Vecchio e alle abitazioni attorno, lasciando moltissime famiglie senza tetto.
A ordinare la strage dei Georgofili, come altre bombe che esplosero nello stesso anno a Roma e Milano, fu Cosa Nostra, che voleva così condizionare il funzionamento degli istituti democratici e lo svolgimento della vita civile del Paese.
L’ipotesi di un attentato, purtroppo, prende corpo fin dal giorno successivo. I vigili del fuoco individuano un cratere di 3 metri di diametro e 2 di profondità.
Le verifiche degli inquirenti stabiliscono che il Fiorino è stato rubato a Firenze in via della Scala pochi giorni prima dell’attentato e “imbottito” con oltre 250 chili di tritolo e altri esplosivi a Prato.
Gli inquirenti, in breve tempo, individuano negli uomini di Cosa Nostra gli esecutori materiali della strage.
Barranca, Spatuzza, Lo Nigro, Giuliano, Carra, Ferro, Calabrò, Pizzo, Mangano e D’Amato vengono condannati perchè ritenuti gli esecutori materiali della strage dei Georgofili.
Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Giuseppe Ferro e Francesco Tagliavia vengono condannati perchè ritenuti i mandanti dell’attentato ai Georgofili.