Addio al simbolo del Mondiale dell’82: con i suoi gol fece sognare una nazione intera. L’impegno nel sociale e nella politica: Paolo Rossi morto ci rende più tristi
E’ un brutto periodo, non avevamo bisogno di ulteriori conferme. La scorsa notte è morto Paolo Rossi. Aveva appena 64 anni ed era da tempo malato.
Il 2020 ci porta via anche il simbolo del mondiale di calcio del 1982. I suoi gol condussero l’Italia alla vittoria della Coppa del Mondo e fecero sognare una nazione intera. Resterà scolpita la sua tripletta al Brasile e la rete che fece esplodere gli italiani nella storia finale del Bernabeu. Rossi portò in vantaggio l’Italia che poi sconfisse la Germania per 3-1. Rossi fu capocannoniere del mondiale di calcio. Pensarlo morto oggi ci rende ancora più tristi.
Paolo Rossi iniziò come calciatore nella squadra del Santa Lucia, frazione di Prato. Dopo essersi trasferito per una stagione nell’Ambrosiana (celebre società pratese), si trasferì alla squadra fiorentina della Cattolica Virtus. Da lì passò alle giovanili della Juventus, squadra nella quale si affermò dopo una importante parentesi al Lanerossi Vicenza.
Paolo Rossi è morto e lascia sua moglie e tre figli. Era una persona umile, semplice e genuina, il vero tratto che lo distingueva.
Quello che non è morto con Paolo Rossi è anche quello che ha fatto in campo sociale.
Rossi, dopo aver concluso l’attività calcistica, ha contribuito molto all’impegno sociale. Solo per citare alcune iniziative: nel 2007, ha cantato per il progetto “Voci dal cuore”. Il ricavato è stato devoluto al Progetto Conca d’oro Onlus di Bassano e all’Associazione bambini cardiopatici del mondo (l’ex attaccante ha cantato la canzone La leva calcistica della classe ’68). Nel 2009 Rossi è stato testimonial italiano della Fao per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi in favore della lotta globale contro la fame nel mondo.
Paolo Rossi nel 1999 si candidò anche alle elezioni europee nelle liste di Alleanza Nazionale nella circoscrizione Nord-est.