Facciamo un po’ di chiarezza sulla protesta dei tassisti e sul servizio Uber, grazie alla riflessione di Carlo Fidanza responsabile nazionale Enti Locali di Fratelli d’Italia.
La protesta dei tassisti nasce da un emendamento al decreto legge Milleproroghe a firma Lanzillotta (Pd) che dispone la proroga per non applicare un articolo della legge 21/92.
L’articolo dispone che gli autisti NCC devono rientrare obbligatoriamente in rimessa dopo ogni servizio e li devono attendere la nuova chiamata e partire per un nuovo servizio. Oggi invece gli NCC stazionano in giro per il centro città in attesa della prossima chiamata. In questi anni la costante proroga dell’entrata in vigore di questo articolo, unita alla prassi secondo la quale i comuni di tutta Italia (anche piccolissimi) rilasciano migliaia di licenze NCC, fa sì che un autista NCC prenda la licenza a Canicattì e venga ad esercitare a Roma o a Milano, facendo concorrenza ai taxi. Negli ultimi anni questo ha creato molte tensioni tra tassisti e NCC. Con l’arrivo sul mercato di Uber, la situazione è degenerata perché la legge 21/92 viene considerata dai tassisti l’unico argine di legge per impedire la concorrenza sleale di Uber. Uber ha lanciato in questi anni 2 tipi di servizi di trasporto persone:
· “Uber Black”: esercitato con autisti dotati di licenza NCC
· “Uber Pop”: esercitato con autisti improvvisati che, con la propria auto e senza licenza (nonché senza assicurazione), potevano caricare i clienti.
Dopo proteste e ricorsi, i tribunali italiani e di mezza Europa hanno dichiarato fuorilegge Uber Pop. È rimasta attiva solo Uber Black, la materia del contendere. Gli ultimi 4 governi non hanno mai voluto regolamentare questo Far West. Per questo, quando l’emendamento Lanzillotta è stato presentato, è scattata la rivolta dei tassisti con licenza. Dopo le proteste di questi giorni, il Governo ha aperto un tavolo e ha promesso una regolamentazione entro 30 giorni.
Cerchiamo di capire cosa dice chi è dalla parte di Uber:
· “Il mercato si deve aprire alla concorrenza”: il servizio taxi è per legge un “servizio di trasporto pubblico non di linea”. Sulla base di questo principio il tassista deve prendere la licenza dallo Stato, le tariffe vengono concordate con gli enti locali e quando un tassista compra una licenza da un collega il comune si tiene una lauta commissione (non meno del 25%). Quindi è un servizio pubblico a tutti gli effetti.
· “La concorrenza di Uber fa bene ai clienti che risparmiano”: Falso. Ovunque Uber si è radicata ha applicato politiche di prezzo aggressive che nei momenti di sovraffollamento spennano il cliente. Nei periodi di magra invece fanno concorrenza sottocosto ai tassisti.
· “I tassisti devono accettare il rischio d’impresa”: se, in base alle leggi vigenti, un tassista compra una licenza (al momento si varia dai 125 mila ai 175 mila euro), fa un mutuo di 25/30 anni per pagarsela e poi lo Stato apre alla concorrenza selvaggia, la sua licenza (che è l’investimento della vita per la quale si è indebitato) non vale più nulla. Questo non è rischio d’impresa ma depredazione di una ricchezza personale e familiare: è un esproprio.
· “I taxi hanno tariffe alte con servizio scadente”: in Italia guidare una macchina (non solo un taxi) costa di più (benzina, bolli, tasse immatricolazione). Quanto alla qualità, è vero che si può migliorare, ma il servizio varia da città a città e anche da persona a persona. Ma smettere di aggredire la categoria è la premessa per chiedere a tutti lo sforzo di migliorare la qualità del servizio, livellandolo verso l’alto.
· “Bisogna adeguarsi alla tecnologia”: sacrosanto. Infatti sono nate le app per chiamare i taxi.
· “Uber crea lavoro” e “crea lavoro per i giovani attraverso le start up”: Uber è una multinazionale americana che paga le tasse in Olanda. Uber crea lavoro ma crea lavoro sottopagato impoverendo i lavoratori italiani.
· “I tassisti evadono le tasse”: secondo tutti gli indicatori degli studi di settore, i tassisti hanno una elevata fedeltà fiscale. Con il tassametro e gli attuali strumenti possono evadere pochissimo.
· “I taxi sono pochi, quando li cerchi non ci sono mai”: Falso. Nelle ore non di punta ci sono code lunghissime ai parcheggi e i taxi rimangono in attesa moltissimo tempo prima di ricevere una chiamata. In alcuni giorni, in occasione di eventi particolari o di pioggia, invece puoi fare fatica a trovarli.
· “La liberalizzazione dei servizi fa bene al mercato”: come sempre si fanno le liberalizzazioni sulla pelle dei più deboli mentre invece vengono consentiti monopoli privati derivanti da concessioni statali perché dietro ci sono gli amici degli amici. Mentre vogliono liberalizzare i taxi fanno pagare agli italiani la nazionalizzazione delle banche per coprire i buchi lasciati dagli amici del Pd.
SPUNTI
· Da sempre la sinistra ha una strana concezione delle liberalizzazioni e della concorrenza. La sinistra dice di fare provvedimenti contro quelle che definisce delle “corporazioni”, ma in realtà colpisce la povera gente. È successo anche negli ultimi giorni quando queste categorie vanno in contrasto contro le grandi multinazionali: la sinistra è a favore di Uber contro i tassisti, la sinistra è a favore della grande distribuzione contro i negozi di vicinato, la sinistra è a favore delle grandi imprese contro le imprese familiari dei balneari, ecc. In compenso, la sinistra si guarda bene dall’aggredire le vere rendite di posizione e i veri privilegi.
· Non è possibile mettere in ginocchio un’intera categoria come quella dei tassisti che ha come unica ricchezza le licenze, spesso pagate a caro prezzo: parliamo di licenze che rischiano di diventare carta straccia da un giorno all’altro senza che ci sia una riforma complessiva del settore e un percorso concordato e ragionato con quella categoria.
· Detto questo, la violenza non è mai accettabile, ma è un decimo di quello che accade di norma nelle manifestazioni della sinistra antagonista senza che qualcuno gridi allo scandalo. E poi non accetto per nulla l’idea di dipingere dei lavoratori esasperati che scendono in piazza per difendere dei diritti come dei pericolosi violenti. La rabbia di migliaia di tassisti che hanno manifestato pacificamente va compresa e a questa va data una risposta politica che non penalizzi chi chiede soltanto di poter fare il proprio lavoro senza concorrenza sleale.