Caivano, dopo gli sgomberi le proteste dei clan con le bandiere dell’Urss

Alla faccia dei comunisti: i camorristi, con i soldi dello spaccio, hanno trasformato gli alloggi popolari occupati abusivamente in appartamenti extra lusso. Ma adesso è finita la pacchia: a Caivano è tornato lo Stato, è tornata la legalità

L’impegno del governo Meloni verso Caivano non si è mai fermato: dopo anni in cui è stata dimenticata dallo Stato, adesso sta diventando un vero e proprio modello per tutte le periferie d’Italia. Solo pochi giorni fa, si è svolto un altro intervento delle Forze dell’Ordine per sgomberare 36 alloggi occupati abusivamente. E adesso si scopre che i camorristi che avevano occupato abusivamente gli alloggi popolari, con i soldi dello spaccio, hanno costruito dei veri e propri appartamenti extra lusso.

Le proteste con la bandiera dell’Urss

A Caivano, dopo il maxi blitz delle Forze dell’Ordine, i camorristi e i delinquenti che occupavano abusivamente gli alloggi si sono riscoperti comunisti. Alla faccia della bandiera con falce e martello: le case che avevano occupato i camorristi rossi erano tutt’altro che appartamenti popolari.

Rubinetti dorati, vasche idromassaggio, bagni in marmo, televisori giganti ed elettrodomestici di ultima generazione. Ma ancora, divani e camere da letto damascate, statue preziose, mobili pregiati e costosi oggetti d’arredamento moderni. Con i soldi dello spaccio e della criminalità i delinquenti si erano fatti le case extra lusso, alla faccia delle persone per bene. Ma adesso è finita la pacchia: a Caivano è tornato lo Stato, è tornata la legalità.

Ecco come si arricchiva la criminalità a Caivano

A Caivano i clan camorristi si arricchivano grazie allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nel parco verde questi camorristi vendevano di tutto: cocaina, marijuana e kobrett. Non era difficile acquistarne una dose: suonavi ad uno degli appartamenti in cui vivevano e te la vendevano. Ma non finisce qua.

È proprio l’ex assessore comunale della vecchia giunta, guidata da Pd, Movimento 5 stelle ed Italia Viva, ad aver spiegato ai Magistrati come funzionavano i legami tra criminalità e Comune. Come riporta un articolo del quotidiano ‘Libero’, Carmine Peluso, l’ex assessore, si sarebbe occupato di fare da garante nelle contrattazioni tra gli imprenditori ed i clan.

A Caivano torna la legalità

Avevamo promesso che saremmo intervenuti sul Parco Verde per poter riportare la legalità a Caivano e lo abbiamo fatto. Il governo Meloni ha mantenuto anche questa promessa, ma il lavoro non è ancora finito. Il prossimo passo sarà quello di riqualificare tutti gli immobili. L’obiettivo è quello di rendere Caivano un modello da esportare in tutte le periferie d’Italia.

I precedenti governi di sinistra avevano scelto di abbandonare le nostre periferie lasciandole in mano alla criminalità ed al degrado. Adesso, grazie all’intervento del governo Meloni, la storia è cambiata e finalmente è stata ripristinata la legalità anche a Caivano.