La nomina a Ministro dell’Istruzione di Valeria Fedeli, prima firmataria di un ddl su ‘introduzione dell’educazione di genere’, rappresenta un insulto alla famiglia e alla nostra civiltà, oltre che una grave forzatura in questa fase politica. Diffidiamo il ministro a intraprendere azioni nella direzione indicata dall’iniziativa di legge: se lo farà non staremo a guardare e agiremo di conseguenza per impedire la legittimazione della cultura gender.
L’idea di introdurre la cultura gender nelle scuole e nelle università è raccapricciante. Nella proposta del Ministro Fedeli (ddl 1680, depositato al Senato nel novembre del 2014) si definisce la ‘differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza’ uno ‘stereotipo’ e un ‘pregiudizio’.
Si tratta dell’introduzione di un vero e proprio indottrinamento obbligatorio che, se adottato, correrebbe sulla strada spianata dalla legge Cirinnà: la parola ‘genere’ appare ben 48 volte. Senza contare che vengono previsti ‘corsi di formazione obbligatoria’ per docenti e personale scolastico: 10 milioni di euro di soldi pubblici andrebbero a finire alle associazioni Lgbt, le uniche che svolgono queste attività.
E in totale la copertura finanziaria è valutata dallo stesso provvedimento in 200 milioni di euro. Faremo le barricate contro chi, dietro la finzione del governo di scopo o della condivisione, tenta di sventrare la cultura della famiglia con teorie strampalate. Si nasce maschio o femmina, non è possibile scegliersi il genere d’appartenenza.