Costringevano gli immigrati a vivere in immobili inadeguati, con posti letto, servizi igienici e cucine inferiori rispetto al numero di ospiti. In più non erogavano i servizi previsti, come biancheria, orientamento, prodotti per l’igiene, scheda telefonica da 15 euro, “pocket money” da 2,5 euro al giorno.
Però quei soldi dei cittadini italiani sono stati comunque spesi. E secondo l’accusa sarebbero spariti. Otto persone sono finite a processo a Firenze nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione di alcuni centri di accoglienza.
Ecco di cosa parlavamo quando abbiamo denunciato il “business dell’immigrazione”, sbeffeggiati dalla sinistra. Altro che cose astratte: abbiamo spulciato più volte le carte e denunciato quello che era un sistema malato.
Alle persone rinviate a giudizio sono contestati a vario titolo i reati di frode nell’esecuzione di un appalto della prefettura, fatture per operazioni inesistenti ed evasione fiscale. L’inchiesta coinvolge i soggetti in prima fila dell’accoglienza a Firenze e in Toscana: due dei coinvolti sono ai vertici delle cooperative Il Cenacolo e Co&so, colossi dell’accoglienza.
Non possiamo certo dire di essere sorpresi da quanto emerso: nei nostri sopralluoghi ai centri di accoglienza sono emerse condizioni di indecenza e illegalità (vedi qui la denuncia sul caso del Saltino e qui sulla tendopoli delle Tagliate a Lucca, solo per fare un paio di esempi).
La prima udienza del processo è prevista per il 7 giugno prossimo.