Stop al cosiddetto “Atto dovuto”. È inaccettabile che donne e uomini in divisa si trovino sotto processo per aver svolto il loro compito: difendere i cittadini. Con il governo Meloni lo Stato sa da che parte stare: dalla parte di chi ogni giorno rischia la propria incolumità per la sicurezza della Nazione e degli italiani
Quante volte, dopo fatti di cronaca che hanno visto l’intervento delle Forze dell’Ordine, abbiamo sentito letto che gli agenti intervenuti sono stati iscritti nel registro degli indagati? Troppe. Un “atto dovuto”, è la formula di rito, con l’aggiunta che l’atto è “a tutela dell’indagato” e la precisazione che l’iscrizione non implica la colpevolezza. Un automatismo che non rende giustizia alle nostre Forze dell’Ordine, perché nel frattempo è partita la gogna sociale ed economica per gli agenti coinvolti.
Uomini e donne in divisa che dopo aver svolto il loro dovere per garantire la nostra sicurezza sono costretti a convivere con il timore di dover affrontare un processo. Per modificare questo automatismo – che peraltro non riguarda solo gli agenti ma potenzialmente tutti i cittadini – Fratelli d’Italia ha depositato una proposta di legge alla Camera dei Deputati che modifica il Codice di Procedura Penale. L’unico “atto dovuto” è schierarsi dalla parte di chi ogni giorno ci protegge.
Ecco la proposta di legge di Fratelli d’Italia
“Il problema è la legge”, così abbiamo sempre sentito dire quando, puntualmente, un agente delle Forze dell’Ordine veniva iscritto nel registro degli indagati per aver fatto il proprio dovere. Se il problema è la legge, allora cambiamo la legge per tutelare maggiormente le donne e gli uomini in divisa. La proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia alla Camera mira a tutelare maggiormente le Forze dell’Ordine insieme ai cittadini.
È prevista la modifica dell’articolo 335 del codice di procedura penale, che prevede che il Pubblico Ministero sia tenuto per legge a registrare la notizia di reato e a iscrivere immediatamente il nome della persona a cui il reato è attribuito. Con la propota di modifica presentata da Fratelli d’Italia, nei casi in cui si possa ravvisare la sussistenza di una causa di giustificazione, il Pubblico Ministero avrà 7 giorni per analizzare la legittimità della condotta dell’agente delle Forze dell’Ordine.
In questo modo evitiamo che Poliziotti e Carabinieri finiscano automaticamente all’interno del registro degli indagati e garantiamo più sicurezza agli agenti che oggi rischiano di ricevere questi “atti dovuti”.
Il messaggio è chiaro
Il messaggio che rivolgiamo alle donne ed agli uomini in divisa che ci difendono tutti i giorni è molto semplice e chiaro: con noi al governo hanno le spalle coperte. Non ci sarà più c’è più uno Stato che ha un dubbio da che parte stare. Quando c’è un giovane, un uomo o una donna, che sta difendendo lo Stato ed i cittadini, e c’è qualcuno che sta mettendo in discussione con atti criminali la sicurezza dei cittadini, lo Stato sa da che parte stare: dalla parte di chi difende i cittadini.
Se problema era la legge, allora la modifichiamo
C’è stato in passato, più o meno strumentalmente, qualche magistrato che riteneva fosse costretto dalla legge ad aprire l’inchiesta a carico dell’agente delle Forze dell’Ordine. Se il problema è la legge, allora, noi risolviamo il problema cambiando la legge. Perché non vogliamo assolutamente che prosegua uno stato dei fatti per cui, se il Poliziotto o il Carabiniere sta compiendo un arresto di uno spacciatore che non si ferma all’alt o è armato, si rischia che lo spacciatore si trovi libero dopo poche ore e l’agente si trovi, invece, la vita rovinata per anni per conseguenze o inchieste.
Inizialmente è un atto dovuto, poi ci sono gli atti amministrativi conseguenti, le questioni interne e la sospensione dello stipendio. La nostra visione di Strato è l’esatto opposto. Le Forze dell’Ordine devono essere sempre difese ed, anche in seguito alla riforma della giustizia, anche la certezza della pena, con le conseguenze di una magistratura che si prende le sue responsabilità sulle scelte fatte.


