Il Governo vara il decreto Lavoro: fino a cento euro in più in busta paga, sostegni alle famiglie in difficoltà, incentivi per le assunzioni, fondi per i centri estivi
Più soldi in busta paga per chi un lavoro ce l’ha, più sostegno a chi non può lavorare, più opportunità per chi un lavoro lo vorrebbe. E ancora: più aiuti alle famiglie con soggetti fragili, minori o anziani e più fondi da destinare alla conciliazione famiglia-lavoro, a partire dal potenziamento dei centri estivi. Un Primo maggio straordinario, il primo del Governo Meloni, come straordinarie sono le misure approvate dal Consiglio dei Ministri e inserite nel decreto Lavoro. Misure rese possibili da scelte coraggiose che il Governo aveva assunto nei mesi scorsi – dall’abolizione del reddito di cittadinanza al superbonus allo sconto sulle accise dei carburanti – proprio con l’idea di creare un tesoretto da 4 miliardi di euro da destinare al taglio del cuneo fiscale (fino a 100 euro in più in busta paga per chi ha un reddito inferiore a 35mila euro) e ad altre misure di fondamentale importanza. Un percorso annunciato in campagna elettorale, avviato con la Manovra varata a dicembre scorso e che oggi prosegue con decisione e concretezza. Perché non c’è modo migliore per festeggiare il Primo maggio che celebrarlo non a parole, ma con i fatti. Interventi concreti, riassunti efficacemente nel video del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e descritti ulteriormente di seguito.
Taglio del cuneo fiscale
Il decreto Lavoro varato dal Governo Meloni prevede che dal 1° luglio al 31 dicembre il taglio della quota dei contributi che incidono sulle buste paga salirà di quattro punti percentuale, passando dal 2% al 6% per chi ha un reddito da 25 mila a 35 mila euro e addirittura fino al 7% per i redditi inferiori a 25mila euro. Si tratta di un ulteriore riduzione (il primo si era avuto con la legge di bilancio) di quello che tecnicamente è noto come cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto un dipendente costa al datore di lavoro e la retribuzione netta: riducendo drasticamente il cuneo fiscale il netto in busta paga dei lavoratori con stipendio medio-basso aumenterà significativamente, fino a circa 100 euro al mese. Inoltre, per i lavoratori dipendenti con figli a carico è prevista anche la detassazione fino a 3mila euro per il 2023 dei cosiddetti fringe benefit (ad esempio auto, telefoni e computer aziendali, corsi di istruzione o buoni spesa), che altrimenti avrebbero fatto cumulo sul reddito del lavoratore. Infine il genitore vedovo avrà una maggiorazione dell’assegno unico.
Misure di contrasto alla povertà
La povertà non si sconfigge per decreto, ma aiutando chi ha realmente bisogno e chi non è in condizione di lavorare, e allo stesso tempo favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Dal prossimo anno le famiglie con al loro interno una persona con disabilità, un minorenne o un ultrasessantenne (e che rispondano a determinati requisiti economici e di cittadinanza o residenza) riceveranno una integrazione al reddito minima di 480 euro per un anno e mezzo, rinnovabile per un ulteriore anno: è quel che prevede il decreto Lavoro approvato dal Governo. Unico obbligo: aggiornare la posizione ogni tre mesi. Allo stesso tempo le persone occupabili – non “fragili” e con età compresa tra i 18 e i 59 anni – che rifiuteranno offerte di lavoro (a tempo pieno o part-time almeno al 60%, con retribuzione almeno pari ai minimi salariali definiti dai contratti nazionali) perderanno il beneficio.
Sono previsti incentivi per i datori di lavoro che assumeranno i beneficiari della misura di inclusione sociale e persone con disabilità, così come per patronati e associazioni che contribuiranno all’assunzione di queste ultime. A ciò si aggiunge la misura contenuta in un disegno di legge varato in contemporanea dal Governo che prevede un contributo per enti e organizzazioni per ogni persona con disabilità che assumeranno a tempo indeterminato tra il 1° agosto 2022 ed il 31 dicembre 2023.
Incentivi sono previsti inoltre per i datori di lavoro che assumono under 30 non inseriti nei programmi formativi, mentre un contributo è previsto inoltre per chi parteciperà ai percorsi di inserimento lavorativo attraverso progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale (purché sia in condizioni di povertà assoluta, non percepisca sussidi e si dichiari immediatamente disponibile a lavorare). La misura sarà pari a 350 euro mensili per un massimo di un anno.
Più sicurezza sul lavoro
Purtroppo le cronache ci riportano troppo spesso notizie relative a infortuni sul lavoro o addirittura nell’attività di alternanza scuola-lavoro. Il Governo ha istituito un fondo per i familiari degli studenti vittime di infortuni in occasione delle attività formative, ma l’obiettivo è di prevenire gli incidenti. Ecco che il Consiglio dei Ministri ha introdotto degli obblighi più stringenti per i datori di lavoro, l’estensione di alcune misure di sicurezza e maggiori controlli.
Aumento dei fondi per i centri estivi
Ci avviciniamo all’estate e i genitori, con la fine della scuola, si ritrovano con il dilemma: come fare con i bambini? I centri estivi sono una delle soluzioni, uno strumento utile per le famiglie e un’opportunità per i bambini stessi per svolgere attività e stare in compagnia. Per sostenere i Comuni e favorire la conciliazione dei tempi tra famiglia e lavoro il Governo ha rifinanziato il fondo per i centri estivi incrementandolo di altri 2 milioni rispetto ai 58 dello scorso anno. 60 milioni di euro che le amministrazioni comunali dovranno impiegare per mettere a disposizione delle famiglie questo importante servizio.
Queste in sintesi le misure varate dal Governo Meloni nel cosiddetto decreto Lavoro (per ulteriori dettagli questa la nota ufficiale). Aiutare chi ha realmente bisogno, incentivare le assunzioni, sostenere le famiglie e le imprese: questa è la linea adottata da settembre oggi. Una linea che paga, anche da un punto di vista economico, visto che le previsioni dicono che l’Italia avrà una crescita superiore agli altri paesi europei. Lasciamo alle cassandre anti-italiane e ai polemisti di professione il piacere di perdere tempo (peraltro senza guadagnare voti): alle parole preferiamo i fatti.