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L’indegna vignetta contro Arianna Meloni e i silenzi della sinistra

Vignetta Arianna Meloni

Il Fatto quotidiano prende di mira la sorella del Presidente del Consiglio per attaccare il governo. Condanna quasi unanime: manca all’appello la sinistra femminista, che se ne frega della dignità delle donne se politicamente non conviene

Anche la satira politica ha i suoi confini.E il Fatto quotidiano, con la vignetta contro Arianna Meloni, li ha abbondantemente superati. Una vignetta volgare, sessista, misogina, oscena che prende di mira una donna che non ha incarichi istituzionali, ma ha la “colpa” di essere la sorella del presidente del Consiglio e la moglie del ministro Francesco Lollobrigida. Uno schifo che fa ridere solo chi è alimentato dall’odio politico, e che è convinto che la contrapposizione politica legittimi l’uso di ogni arma, compresa quella dell’offesa personale. Colpire Arianna per attaccare Giorgia: questo il misero obiettivo del Fatto. Misero e fallimentare. Perché non sarà un disegno di pessimo gusto a ostacolare l’azione del Governo. Ma certo dà la misura di un certo clima, come ha sottolineato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Quella ritratta nella vignetta è Arianna. Una persona che non ricopre incarichi pubblici, colpevole su tutto di essere mia sorella. Sbattuta in prima pagina con allusioni indegne, in sprezzo di qualsiasi rispetto verso una donna, una madre, una persona la cui vita viene usata e stracciata solo per attaccare un Governo considerato nemico. E il silenzio assordante su una cosa del genere, da parte di quelli che dalla mattina alla sera pretendono di farci la morale, dimostra plasticamente la malafede della quale siamo circondati. Ma se qualcuno pensa di fermarci così, sbaglia di grosso. Più sono circondata da questa ferocia, più sono convinta di dover fare bene il mio lavoro. Con amore. La cattiveria senza limiti la lasciamo agli autoproclamatisi “buoni”.

E reazioni di condanna alle vignetta pubblicata dal Fatto quotidiano e messaggi di solidarietà ad Arianna Meloni e a Francesco Lollobrigida sono giunti da moltissimi esponenti del mondo politico, a partire da esponenti del Governo e parlamentari di Fratelli d’Italia: il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti hanno invitato Marco Travaglio a scusarsi a nome del giornale e ad assumersi la responsabilità, mentre i senatori di FdI hanno invocato l’intervento dell’Ordine dei Giornalisti (che ha a sua volta espresso condanna). Parla di “visione maschilista e penosamente datata dei rapporti fra uomo e donna che proviene da chi tutti i giorni fa lezione ed emana sentenze sul politicamente corretto” la ministra della Famiglia Eugenia Roccella; vignetta “immonda e ben oltre la satira” secondo il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove. Avverte il “segno di un clima compromesso, che troppo spesso trascende i limiti della corretta contrapposizione politica” il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, mentre “non c’è giustificazione alcuna per quello che è stato pubblicato e pessimo è il commento del direttore Travaglio che avalla questa schifezza”, ha attaccato il ministro del Turismo Daniela Santanché. Condanna e solidarietà anche da numerosi rappresentanti del centrodestra e di parte dell’opposizione. Ma non tutta, come ha fatto notare Augusta Montaruli intervendendo nell’aula di Montecitorio per invitare a interrompere “questa campagna di fango fondata sul nulla e il silenzio che, altrimenti, è complice”.

Perché silenzi pesanti a seguito della pubblicazione della vignetta contro Arianna Meloni ce ne sono stati, in particolare da parte di chi ha fatto della lotta alla misoginia una bandiera, salvo poi smarcarsi quando non c’è convenienza politica. Un pessimo segnale per il clima politico, per la serietà e civiltà delle opposizioni, ma anche un pessimo messaggio per tutte le donne. E significative, oltre ai non detti di illustri esponenti del PD anche le giustificazioni di chi, come il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, per lisciare il pelo al quotidiano amico, ha di fatto ricondotto tutto al diritto di satira (qui una sintesi delle condanne mancate). Come se fare indegne e squallide allusioni contro una donna che non ha un profilo pubblico fosse satira. Ma del resto, il fatto che Vauro (uno che di vignette oltre il limite se ne intende, così come di indegni giudizi storici, come la giustificazione delle foibe) abbia definita azzeccatissima la vignetta non fa che confermare il nostro giudizio.

Ma al di là della politica, o forse proprio ben dentro la politica, c’è il lato umano. Quello che non dovrebbe mai essere sfiorato. E allora chiudiamo questa pessima pagina con le parole dell’innocente bersaglio della vignetta del Fatto: Arianna Meloni.

Lo sanno queste persone che dietro alle loro cattiverie esistono persone? Persone con i loro problemi, le loro angosce, con i loro sentimenti, con le loro paure? Ma soprattutto con le loro famiglie, i loro amici, i colleghi di lavoro e i loro Figli? Lo sanno, ma per loro attaccare l’avversario vale anche la destabilizzazione della vita delle persone e delle loro famiglie.