Taglio delle accise: le fake news del Pd smentite dai fatti
Senza pudore, la sinistra continua imperterrita a strumentalizzare e mistificare la realtà sul tema delle accise e gli aumenti del prezzo della benzina. Lo fa con argomentazioni pretestuose e prive di fondamento che cadono come foglie al vento di fronte alla verità dei fatti, come ha fatto notare il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in questo video.
Per cercare di attaccare il governo ha rispolverato un video in cui Giorgia Meloni parla delle accise che gravano sul prezzo dei carburanti e della necessità di ridurle. Un video che risale però al 2019 e non all’ultima campagna elettorale, come hanno provato a far credere. 2019: prima della pandemia e della guerra in Ucraina, due eventi che hanno impattato pesantemente sui conti pubblici. Vero è che le accise sono troppo alte, altrettanto vero che il Governo Meloni intende ridurle in maniera strutturale, e non con una misura emergenziale e orizzantale, come accaduto un anno fa.
Taglio delle accise misura a impatto orizzontale
Perché, ricordiamolo, la riduzione delle accise (voluta dal Governo Draghi quando il prezzo medio della benzina era oltre i 2 euro al litro, circa 20 centesimi più di oggi) era una misura di cui hanno beneficiato tutti coloro che usano l’auto, a prescindere dal reddito. Anzi, a risparmiare di più sono state le fasce più abbienti perché è fin troppo evidente che un’auto di grossa cilindrata consuma di più di un’utilitaria. Una riduzione, peraltro, molto costosa: quasi un un miliardo al mese. Se avessimo voluto confermare il taglio le strade sarebbero state due: aumentare il debito pubblico di una decina di miliardi oppure rinunciare a interventi destinati a chi ne ha più bisogno. Quali?
Cosa non avremmo potuto fare se avessimo rinnovato il taglio delle accise
- confermare e aumentare il taglio sul costo del lavoro;
- aumentare del 50% l’assegno unico per le famiglie, per il primo anno di vita del bambino e per i primi tre anni per le famiglie numerose;
- aumentare il fondo sulla sanità di due miliardi euro;
- aumentare la platea delle famiglie che potevano accedere al sostegno da parte dello Stato per calmierare le bollette domestiche;
- varare una decontribuzione per i neo-assunti giovani, donne e percettori del RDC;
- istituire il fondo carrello per aiutare a fare la spesa di fronte all’aumento dei generi di prima necessità per le famiglie più fragili;
- mettere risorse sul fondo per i crediti d’imposta per le PMI.
Misure di grande impatto, che hanno spinto il Governo Meloni a scegliere una terza via, come ho già avuto modo di ricordare qui. Oltre a ciò, la verità incontestabile dei fatti è che il Governo Meloni non ha aumentato le accise. Di fronte alla natura temporanea del taglio varato dal Governo Draghi e all’abbassamento dei prezzi della materia prima (e quindi in previsione di un calo del prezzo dei carburanti) la decisione è stata quella di non prorogare la riduzione e impiegare le risorse per misure destinate a chi ne ha più bisogno. Una decisione improntata alla giustizia sociale, aspetto evidentemente non familiare alla sinistra.
Altro che il Governo Meloni, ecco chi ha aumentato le accise
Sinistra la cui sfacciataggine tocca livelli altissimi quando accusa Giorgia Meloni di aver alzato le accise, quando invece sono stati i governi a trazione Pd gli ultimi (e i penultimi) ad averle aumentate, con un inevitabile aumento del prezzo della benzina, come ho fatto notare nel corso della puntata di Dritto e Rovescio del 12 gennaio scorso.
Nessun passo indietro: il Governo Meloni rivendica la scelta di non prorogare la riduzione delle accise, ma non solo. Ha anche annunciato interventi per individuare chi sta approfittando di questa situazione, danneggiando la stragrande maggioranza dei benzinai italiani. E ancora, rendere più immediata la comunicazione del prezzo finale della benzina e di conseguenza più trasparente la scelta del distributore presso cui fare rifornimento. Con la speranza che, assieme al prezzo dei carburanti, calino anche le polemiche strumentali del Pd.