82 nomine da luglio, ben 28 dopo le elezioni del 25 settembre: la sinistra attacca il Governo perché non sa staccarsi dal potere
Senza pudore. L’opposizione attacca il Governo Meloni per aver fatto quel che è sua prerogativa: individuare e collocare personalità di valore ai vertici della macchina dello Stato per farla funzionare al meglio. Un’opportunità fissata nero su bianco da una legge peraltro voluta proprio da un loro ex ministro. E mentre inveiscono contro lo spoils system, a sinistra lo praticano senza vergogna anche quando non dovrebbero. A ricordarcelo sono Claudio Antonelli e Daniele Capezzone in un articolo su La Verità: sono 82 le nomine che la sinistra (in primis Pd e M5S) ha fatto poco prima di lasciare il governo, a Parlamento ormai sciolto. E persino dopo il voto.
Con gli scatoloni del trasloco già in mano molti ministri di sinistra del dimissionario governo Draghi hanno proceduto a una raffica di nomine, nonostante fossero stati invitati a limitarsi agli affari correnti. Evidentemente, ben sapendo che sarebbero andati incontro a una cocente sconfitta elettorale, si sono guardati bene dal lasciare l’incombenza al futuro governo. Hanno invece piazzato propri uomini con il duplice scopo di ricompensarli e rendere più difficile la vita al nuovo esecutivo, come era già emerso ad agosto (qui un articolo de La Verità).
A guidare la poco nobile graduatoria Dario Franceschini, Andrea Orlando e Roberto Speranza, rispettivamente con 18 nomine il primo e 16 gli altri due. Ai piedi del podio Luigi Di Maio, con “solo” 11 persone piazzate in extremis. Un esercizio, di potere, quello delle nomine, che non sorprende, essendo la sinistra campione in questa pratica, anche a Parlamento sciolto. Né sorprende la faccia tosta con cui si sono scagliati contro il governo Meloni, colpevole, secondo la doppia morale di Pd e soci, di aver fatto quanto gli compete. L’approccio è quello che spiegato in questa intervista a Il Giornale: individuare i nomi più adatti, senza guardare alle tessere, ma alla coerenza con la linea del Governo. Esattamente il contrario di quanto fatto dalla sinistra.